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La situazione del teatro del Maggio Maggio Musicale Fiorentino va presa seriamente. Il mondo dell’intrattenimento musicale lirico e concertistico sta attraversando un momento critico, in tutta Europa. Forse nel mondo.

Abbiamo modelli virtuosi che ne risentono meno. Come il Festival di Salisburgo, eccellenza assoluta nel mondo, in Italia la Biennale di Venezia, ed il Festival Verdi degli ultimi anni, senza riscontro di problemi di biglietteria ed afflusso di pubblico costante e copioso. Recite esaurite, anche a prezzi importanti. Un pubblico cosmopolita. Così anche Bayreuth, Glyndebourne o Baden. Ma i Festival sono una realtà particolare. Ad ogni modo a Firenze non funziona nemmeno quello.

Relativamente ai teatri abbiamo realtà come la Scala che ha oggi percentuali importanti di riempimento, anche su titoli meno frequentati. Addirittura anche nella musica contempranea. Lo stesso dicasi di Venezia, con la Fenice. Numeri che nemmeno alla Bayerische di Monaco riescono a raggiungere, e qui il problema si sente. A Vienna si registra un leggero calo e nemmeno a Berlino sono più così frequenti riempimenti completi. I teatri di città minori si orientano sempre più spesso su repertori alternativi. Ma i problemi restano. Dunque non è solo un problema del nostro paese.

Firenze però è il caso più critico. Non solo per questioni di bilancio. Il problema è la mancanza quasi totale di interesse pubblico, della città come del turismo musicale. A Firenze il pubblico a teatro non va. E non andava nemmeno con produzioni di eccellenza assoluta. Firenze è come una città senza più teatro. Senza interesse per questa categoria di musica. Dunque una immagine di teatri come musei di un epoca superata. Il teatro di prosa è millenario, quello lirico c’è alcune centinaia di anni. Ma ci sono state epoche anche senza teatro, il mondo ne ha anche fatto a meno. Per chi vive di questo è una prospettiva che può essere inquietante. Il problema di pubblico peraltro attraversa addirittura anche le più fruibili sale da concerto, spesso con ampi vuoti di platea. C’è sicuramente un problema di interesse popolare. Poi è chiaro che il pubblico va anche cercato. È sempre un prodotto anche da “vendere”. E servono competenze, strategie gestionali. E queste sono problematiche che vanno affrontate. Ma quando una civiltà non trova riscontro in una cultura il destino è segnato. Possono essere cicli irreversibili. Ed in questo il nostro paese, Firenze, sono forse l’avanguardia di un epoca senza più teatro. Senza note. Vuota, e muta….



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