Il Festival di Salisburgo torna sul tema dell’inclusione, dei profughi. Sul tema degli equilibri sociali del mondo. E lo pone recuperando un’opera scomparsa dai repertori dei teatri. La ripropone con un cast artistico di prim’ordine, a partire dai cantanti e da un direttore d’orchestra attento al repertorio del ‘900 e contemporaneo, Maxime PascaL. La regia è affidata al talento di S. Stone che su questa piattaforma teatrale ricavata dalla dura roccia aveva sconvolto le platee e gli addetti ai lavori con un Lear di A.Reimann memorabile. Una delle, tante, scoperte talentuose del festival. Stone è da sempre attento alle tematiche sociali ed assimila la questione religiosa dell’inclusione a quella politica. L’interlocutore di una intervista chiede a Stone perché mai Grigoris, il priore della comunità, aggredisca e rifiuti sin da subito questo popolo di migranti e disperati che cerca terra e rifugio. Noi cosa facciamo quando approdano sulle nostre coste? Oltre che dibattere sui diritti internazionali e lasciarli spesso annegare negli abissi del mediterraneo, donne, bambini, e uomini, la prima reazione della gente, della comunità, è il rifiuto. Li si considera portatori di malattie ed un pericolo per gli equilibri raggiunti nello Stato sociale. Chi istintivamente si prodiga al sentimento dell’empatia e dell’accettazione diviene un nuovo Cristo, un martire. E come tale è di nuovo crocifisso. Alla sua pietà. Ed è l’ultima immagine suggestiva che vediamo in scena, con il cadavere di Manolis in una chiazza di sangue tra le braccia delle donne. Su di uno sfondo pulito, lineare. Minimalista. Immagine di una comunità “perfetta”, quanto grigia. Più che recitare la Passione come programmato nella trama i protagonisti la vivono. Questa era l’opera più attesa del festival che in linea con l’orientamento artistico dei maggiori teatri europei recupera lavori poco frequentati affidandoli a compagnie di primo livello, per valorizzarne al massimo le potenzialità recondite, ove ci siano. Affinché queste Opere possano tornare in repertorio. Un lavoro importante volto a svecchiare i palinsesti. Una menzione particolare ai bambini, ai ragazzi che sia nella Passione Greca che nel Macbeth entrano in scena numerosi e partecipano al teatro, con un entusiasmo commovente. Un festival che volge lo sguardo al futuro, alle nuove generazioni, oltre che ai problemi sociali di oggi, ed alla ricchezza del repertorio. Tra le ragioni di un successo perpetrato nel tempo….

THE GREEK PASSION

Opera in four acts (performed 1961)

Libretto by Bohuslav Martin Kaz after Roman Christ is crucified again (Greek Passion) by Nikos Kazantzakis

Directed by Simon Stone

Maxime Pascal the Musical Director

Vienna Philharmonic Orchestra

Concert Association of Vienna State Opera Choir

Huw Rhys James choir study

Salzburg festivals and theater children’s choir

Wolfgang Götz choir study

Angelika Prokopp Summer Academy of the Vienna Philharmonic

Gabriel Bretz Priest Gregory

Sebastian Kohlhepp Manolios

Sarah Jakubiak Catherine

Charles Workman Yannakos

Christina Gansch Lenio

Matteo Ivan Rasic Andonis

Matthew Schmidlechner Michelis

Alejandro Baliñas Vieites Kostandis

Julian Hubbard it’s free

Aljosha Lennert Nikolio

Helena Rasker an old woman

Luke Stoker The Patriarchs

Robert Dölle Ladas

Salzburger Festspiele | Salzburg Festival



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