“Maestro, my best 9a Mahler ever”, ed Harding mi risponde: “Merito di questa orchestra”. Umile, jeans e scarpe da ginnastica. E quel volto da eterno ragazzino. Vederlo sul podio gestire una orchestra tanto poderosa sembra incredibile. Eppure è tra i grandi Mahleriani in circolazione. Ed ha solo poco più di 40 anni. Ma con una eccellente gavetta alle spalle. Sentire questa orchestra tanto cara a Mahler stesso suonare la sua musica è una delle emozioni più entusiasmanti che si possano vivere in una sala da concerto. E ieri sera hanno dato vita ad una esecuzione da annali della musica. Ma non lo dico solo io, è la testimonianza un po’ di tutti e soprattutto del Sig. Regazzoni. Il miglior compagno casuale di ascolto possibile. Poche battute scambiate ed eravamo già in sintonia. Al primo movimento ci guardiamo stravolti. All’attacco del secondo sbalorditi. Da quegli archi poderosi, graffianti. Ed un crescendo di intese fino alle battute finali. Che avremmo potuto continuare ad ascoltare l’intera notte come in un viaggio siderale. Sembravano non volere finire mai. Ed è l’essenza di quelle ultime note. Mai nei suoi credo 70 anni e più di frequentazioni della musica, di questa musica, Regazzoni aveva sentito una esecuzione come questa, mi confessa al termine del concerto. Già all’ingresso dell’orchestra, amatissima, una calorosissima acclamazione del pubblico. L’Orchestra ha ringraziato con una esecuzione gigantesca. Vederli suonare a questi livelli è sbalorditivo. La vera essenza di Mahler. Il più folle secondo movimento mai sentito. Un vorticoso incedere nel delirio. Un caos solo apparente di meticolosa e disincantata costruzione formale. Con i suoi squarci lirici struggenti. Un primo movimento di una tragicità e di una bellezza trasognata, perduta, desiderata, che si frantuma, si disgrega, ad ogni ritorno, che è la concretizzazione esecutiva delle parole spese da A. Berg per questa partitura. Gli squarci di sogno del terzo, nella barbarie più dura ed incessante. L’annuncio della 10a. Ed un ultimo movimento che ti trascina in qualcosa che non è proprio esprimibile a parole, eseguito cosi. Straziante. Di una bellezza, di un amore, indescrivibili. “Mahler bisogna amarlo”, M. Regazzoni, che, ripreso il suo bastone, si avvia nella notte, felice, sereno, verso la sua Basilea. Ma ci rincontreremo presto…

9a Sinfonia, G. Mahler

Daniel Harding
CONCERTGEBOUW ORCHESTRA AMSTERDAM

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