Serie di arie da concerto, e cori. Su sfondo scenico meraviglioso. E costumi, bellissmi. Sgargianti. Peraltro cantato benissimo, nonostante i seri problemi in orchestra. Un cast pressoché omogeneo e di alto livello. Autentiche ovazioni per Pertusi, in piena recita. Non da meno Teresa Romano e la grande Anna Pirozzi. Le due straordinarie donne di Verdi, il compositore più femminista della storia.

La Romano mi ha molto impressionato oltre che vocalmente per la potente presenza scenica. Regista di se stessa. Straordinaria. Questo è un cast che potrebbe anche aprire all’Immacolata. L’ esecuzione musicale è probabile abbia risentito un po’ per tutti della cucina piacentina, notoriamente apprezzabile. E corposa. Complice senz’altro del buon Bonarda. Cosa che induce pesantezza, e stanchezza. Non le condizioni ideali per fare musica. Non oso nemmeno pensare si sia trattato di limitatezza tecnica, professionale. Come potrebbe sembrare. Ad ogni modo è un peccato, ed uno spreco, non sentire sul podio talenti detentori del verbo verdiano. Capaci di lasciare il segno nella storia delle esecuzioni. Guide di orchestrali che dovrebbero rappresentare il meglio delle scuole di questa regione. Di queste terre colme di tradizione. Una scuola capace di diffondere e custodire tradizioni esecutive. Più che dei routineis poco motivati. Ma capisco le difficoltà delle istituzioni nel raccogliere la questua che le sempre più povere, e disinteressate, amministrazioni pubbliche versano come obolo ai teatri affamati. Anche se non credo sia solo un problema economico. Cittadine di grande tradizione devono ormai confederarsi per poter racimolare un minimo di risorse necessarie per dare vita a poche produzioni quanto meno dignitose, per i reduci dei fasti del bel canto che ancora popolano con passione i teatri. È l’ennesimo sintomo del declino culturale e politico del paese. Eppure stiamo parlando di opere, questa in particolare, questo capolavoro verdiano, che non sono meno degli Uffizi. Il duetto finale ha il valore di una Cappella Sistina.
Siamo alla sussistenza. Prossimo stadio: gli enti caritatevoli. È stato come trovarsi nel museo Verdi di Parma, uno dei più scialbi al mondo. Una esposizione di costumi, e scene. Desolante. La pace dei sepolcri. Tempo fa Bechtolf mise in scena un Ernani provocatorio, molto bello. Una parodia di come si possa intendere fare ancora oggi teatro come nell’ ‘800. Produzione allora contestata duramente. Stasera applausi a non finire…


GIUSEPPE VERDI
Don Carlo
Dramma lirico in quattro atti
Traduzione italiana di Achille De Lauzières e Angelo Zanardini
INTERPRETI
Filippo II di Spagna Michele Pertusi
Don Carlo, Paolo Lardizzone
Rodrigo Ernesto Petti
Il Grande Inquisitore Ramaz Chikviladze
Elisabetta di Valois Anna Pirozzi
La Principessa d’Eboli Teresa Romano
direttore, Jordi Bernàcer
ORCHESTRA DELL’EMILIA-ROMAGNA ARTURO TOSCANINI
CORO LIRICO DI MODENA
maestro del coro Giovanni Farina
regia Joseph Franconi-Lee
coproduzione
Teatro Comunale Pavarotti-Freni di Modena
Teatro Municipale di Piacenza
Teatro Municipale Romolo Valli di Reggio Emilia
Teatro Galli di Rimini
ALLESTIMENTO
Teatro Comunale Pavarotti-Freni di Modena

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